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Neurotecnologie, il futuro è già qui: l’impatto sui diritti e la dimensione etica della tecnica

Fin dove potrà spingersi l’intervento della tecnologia sul cervello? Per quali finalità sarà eticamente sostenibile ammettere simili forme di ingerenza? Come bilanciare le inedite opportunità curative con i potenziali risvolti economici in gioco? Prepariamoci per tempo a rispondere a queste domande sulle neurotecnologie

Di Rocco Panetta

Sul grande e complesso mondo delle neurotecnologie ancora deve registrarsi un vero big bang mediatico come è invece successo, di recente, per l’IA generativa e il metaverso. È vero che il lancio, qualche tempo fa, del progetto di Facebook per permettere all’uomo di scrivere al computer direttamente con il cervello fece un certo scalpore.

Così come continua ancora a fare notizia lo sviluppo del progetto Neuralink volto a collegare la mente al pc. Nondimeno, questo innovativo ambito, che riguarda tutte quelle tecnologie in grado di creare un canale di collegamento per interagire con il cervello umano, monitorandone e analizzandone le attività e finanche potendo intervenire su di esse, sta sempre di più attirando l’interesse di aziende, studiosi e legislatori di tutto il mondo.

Il tema, per la sua complessità, meriterebbe un’analisi ampia e approfondita. Le poche riflessioni che tuttavia intendo condividere su queste pagine – per le quali ringrazio Gabriele Franco per le letture che mi ha proposto – riguardano prevalentemente una questione di metodo. Ritengo, infatti, che quando si parla di intelligenza artificiale, metaverso e, per l’appunto, di neurotecnologie – e in un futuro più o meno prossimo questi tre mondi si potrebbero persino incontrare (tenuto conto che IA e neurotecnologie già dialogano) – si pongono vari dilemmi etico-giuridici che riguardano la scelta regolatoria, l’impatto sui diritti fondamentali e la dimensione etica della tecnica.

La scelta regolatoria

Davanti alla rapida emersione delle neurotecnologie da più fronti viene posto il problema della regolamentazione di questo complesso di innovazioni, capaci di arrecare grandi benefici in ambito clinico, sanitario e socioassistenziale, ma anche di innescare rilevanti rischi come l’hacking del cervello o il condizionamento del pensiero e delle azioni. In questa prospettiva, disporre di un framework normativo chiaro e determinato è la precondizione per ottenere la massimizzazione dei i benefici e la minimizzazione dei rischi – facile a dirsi, difficilissimo a farsi.


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