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Intelligenza artificiale, sulla data protection linea comune Ue-Usa?

Sul tavolo la questione regolatoria a fronte di una repentina evoluzione dello scenario con l’avvento di ChatGpt e dei sistemi di AI generativa. Autorità, aziende e stakeholder dovranno riuscire a trovare il giusto equilibrio.

di Rocco Panetta

In questi giorni mi trovo a Washington per partecipare allo Iapp Global Privacy Summit, evento che si tiene annualmente qui tra i professionisti del mondo dei dati che vengono da tutto il mondo, al pari di quanto accade con l’omologo evento che si svolge a Bruxelles a novembre ogni anno, a sugellare il protagonismo delle due sponde dell’Atlantico quando di parla di uso e protezione dei dati.

La privacy alla prova della data economy

Anche quest’anno, ovviamente, i temi sono moltissimi e dalla protezione dei dati personali si sono espansi verso tutta la data economy, inclusa, ovviamente, l’intelligenza artificiale. Si farà il punto della situazione tra Ue e Usa, che, non dimentichiamolo, vede, sempre di più, accrescere il numero di stati ad avere adottato una legge sulla privacy. Peccato manchi ancora una legge federale sulla privacy, su cui ancora riponiamo qualche speranza, anche in vista dell’imminente approvazione del nuovo Privacy Shield.

Personalmente parteciperò ad un panel proprio sul modo in cui queste due grandi potenze intendono regolare l’intelligenza artificiale. Con me, sul palco, ci saranno anche Brando Benifei, eurodeputato co-relatore del parlamento europeo per l’AI Act, e Alexander Macgillivray dell’ufficio Science and Technology della Casa Bianca.

AI Act entro fine anno

Il Parlamento europeo, a fine mese, voterà la sua posizione che poi terrà di fronte al trilogo con la Commissione e il Consiglio, per arrivare ad un accordo su un testo finale, non disponibile prima della fine dell’anno. È quindi il momento perfetto per avere queste conversazioni, con un testo abbastanza solido ma ancora non definitivo.

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