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Data economy, Panetta: “Nuove sfide per le aziende, va rafforzata figura del Dpo”

“Nel nostro Paese manca ancora un’adeguata consapevolezza del ruolo pivotale del data protection officer” evidenzia l’avvocato fra i massimi esperti di diritto delle nuove tecnologie. “Serve un cambio di mentalità, funzione di controllo e consulenza è determinante”

Pubblicità personalizzata, paywall, nuove norme europee, primi avvisaglie concrete dell’intellgenza artificiale e rivoluzione per i Dpo (data protection officer). Sono questi alcuni dei temi che contraddistingueranno il 2023 secondo l’avvocato Rocco Panetta, tra i massimi esperti a livello nazionale e internazionale di diritto delle nuove tecnologie e Country leader per l’Italia dell’International Association of Privacy Professionals.

Avvocato Panetta, negli utili mesi Meta è stata oggetto di sanzioni record: che cosa sta succedendo?

Tutto ruota attorno a un tema caldissimo per molte aziende: la scelta della base giuridica per la personalizzazione della pubblicità. I grandi player stanno optando tra consenso, legittimo interesse e adempimento contrattuale. Meta ha scelto quest’ultimo, sostenendo che la personalizzazione di advertising e contenuti sia il servizio che l’utente vuole dalla piattaforma, e per poterglielo fornire è necessario conferire i propri dati. Il consenso contrattuale, anche se può sembrare simile a quello c.d. privacy, si differenzia in questo caso perché sarebbe necessario e non più facoltativo, mentre nel primo caso il consenso darebbe all’utente la possibilità di negare tale consenso, pur continuando a usufruire del servizio. Secondo i Garanti europei, invece, tale scelta non corrisponde al requisito di necessità previsto dal Gdpr e dunque, per come è impostato ora, necessita di una revisione. Al di là del caso Meta, questa decisione ci mette di fronte a un fatto innegabile: in assenza di quei dati e del modello della pubblicità profilata, l’intero sistema economico che garantisce la libera fruizione di internet si trova davanti a un grosso iceberg.

In Italia la vicenda paywall è ancora sotto la lente del Garante. Quali sviluppi dobbiamo attenderci?

La questione non è tanto diversa. Alcuni giornali ritengono che i lettori che non vogliano consentire alla profilazione debbano abbonarsi o pagare un obolo per leggere i contenuti gratuiti del giornale. Sulla bilancia, qui come nel caso precedente, ci sono due diritti fondamentali: da un lato, il diritto alla protezione dei dati e, dall’altro, la libertà d’impresa. Anche i giornali, come i social network, alla mente degli utenti sono considerati quasi un diritto, ma non dobbiamo scordarci che entrambe queste realtà sostengono costi enormi, che in qualche modo devono essere pagati, se non con la pubblicità profilata, allora con un abbonamento. Non è una decisione facile, perché l’impatto che avrà è quello di un cambio di paradigma. Credo che alla base di tutto, però, ci sia la consapevolezza. Riprendendo le parole di Guido Scorza, membro del Collegio del Garante, è indubbio che per la prima volta, con questa scelta dei giornali, il lettore si renda conto che i suoi dati hanno un valore. L’importante sarà allora mantenere l’equilibrio tra diritti, evitando che la privacy diventi un diritto che solo i più agiati si potranno permettere.

Negli ultimi anni l’Ue ha cambiato marcia nella regolamentazione della data economy. Cosa ci dobbiamo aspettare nel 2023?

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