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Google Shopping, confermata sanzione europea da 2,4 mld: quali conseguenze

Vince la Commissione europea, confermato che Google favoriva i propri servizi sul motore di ricerca. Sono necessari nuovi equilibri da trovare per il vantaggio di tutti

di Rocco Panetta e Alessandro Longo

È stata pubblicata la sentenza della Corte Generale dell’Unione Europea che conferma per intero la sanzione comminata dalla Commissione Europea a Google di 2,42 miliardi di euro.Si scalda la partita che dovrà trovare, in Europa come altro, nuovi equilibri per fare gli interessi del mercato e dei consumatori.

La sentenza su Google Shopping

La sentenza della Corte è relativa alla vicenda denominata Google Shopping, in cui la Commissione ha contestato alla nota multinazionale statunitense di aver preferito nei risultati del suo motore di ricerca quei prodotti offerti sul suo Marketplace, Google Shopping, a discapito di quelli concorrenti. 

“Favorendo il proprio servizio di shopping di confronto nelle sue pagine di risultati generali attraverso una visualizzazione e un posizionamento più favorevoli, mentre relegava i risultati dei servizi di confronto concorrenti in quelle pagine per mezzo di algoritmi di classificazione, Google si è allontanato dalla concorrenza nel merito”, ha detto il tribunale nella prima sentenza.

Il problema di Google Shopping

La corte ha sottolineato come mentre non sia illecito avere una posizione dominante sul mercato, come quella indiscussa di Google nel mercato dei motori di ricerca, una serie di circostanze hanno reso le scelte di visualizzazione dei risultati di ricerca anti competitive.Per la corte non è infatti giustificabile che i prodotti offerti su Google Shopping siano posti in cima ai risultati di ricerca, con una migliore visualizzazione del prodotto e delle informazioni relative, mentre i prodotti offerti dai competitor siano presentati come una lista di risultati semplici. L’importanza del traffico generato dal motore di ricerca di Google, la comprovata importanza dei primi risultati nelle ricerche dei consumatori e la deviazione del traffico a scapito dei competitor sono tutti fattori che per la Corte costituiscono elementi idonei a indebolire la concorrenza nel mercato.Google ha detto che stava rivedendo la decisione, ma ha aggiunto che ha già apportato una serie di modifiche al suo prodotto di shopping per conformarsi alla decisione del 2017.

“Gli annunci di shopping hanno sempre aiutato le persone a trovare i prodotti che stanno cercando rapidamente e facilmente, e hanno aiutato i commercianti a raggiungere i potenziali clienti”, ha detto l’azienda in una dichiarazione. “Il nostro approccio ha funzionato con successo per più di tre anni, generando miliardi di clic per più di 700 servizi di shopping comparativo”.

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